Psicantria

Psicantria

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Intervistona di Cinzia Ficco su Tipitosti.com

Pionieri. Perché stanno tentando un esperimento: la psicantria. Rappresentano la sofferenza della psiche attraverso l’arte. La canzone, in particolare.

Sono Gaspare Palmieri, nato a Modena nel ‘74 e Cristian Grassilli, nato a Bentivoglio nel ’78. Il primo lavora come psichiatra all’Ospedale Privato Villa Igea di Modena, occupandosi di disturbi affettivi, della personalità e di alcolismo. Il secondo, psicoterapeuta a Bologna nel settore privato, lavora in uno sportello di ascolto per adolescenti dell’AIGVS di Sassuolo. Da musicoterapeuta è impegnato nei nidi e in alcune scuole elementari, oltreché nella residenza psichiatrica Il Borgo di Modena.

“Il progetto Psicantria: psicopatologia cantata https://www.psicantria.it/ita/ – spiegano-   nasce da una serie di canzoni che abbiamo scritto per raccontare il mondo della psichiatria e del disagio psichico, quello che noi chiamiamo ‘psicomondo’. Dalle canzoni sono nati un libro – CD, edito da la Meridiana, con la prefazione di Francesco Guccini e uno spettacolo live, che stiamo portando in giro per il nord Italia. Un giorno ci siamo incontrati  alla Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva e abbiamo deciso di portare avanti quest’iniziativa.  Entrambi siamo cantautori con i nostri progetti solistici, ma abbiamo pensato di unire le nostre competenze professionali e musicali in questo progetto. E siamo partiti”.

Ma vediamo nel dettaglio il progetto. Alle domande rispondono entrambi.

Ci sono altre esperienze simili in Italia? E all’estero?

Si va un po’ indietro negli anni. Nel 1961 la folksinger americana produsse un album, che si chiamava Songs for couch e consultation, ma si trattava di una sorta di “psicosatira”. Poi il noto psicoterapeuta americano, Ellis, scrisse e pubblicò canzoni psicoterapeutiche, che potevano essere cantate al paziente e dal paziente. Crediamo che, comunque, il nostro progetto sia il primo a raccontare la psicopatologia in modo sistematico attraverso le canzoni.

A chi serve la psicantria?

E’ rivolta a tutti coloro, che hanno un interesse a capire il mondo della sofferenza e del disagio psichico. E’ rivolto a colleghi, studenti, infermieri e personale sanitario in genere, insegnanti, educatori, pazienti psichiatrici e ai loro famigliari.  Abbiamo scritto il libro in modo abbastanza divulgativo, affinché sia comprensibile anche da non esperti. Ma abbiamo mantenuto un certo rigore scientifico. Ci siamo rifatti alle ricerche più aggiornate sui vari disturbi.

Che tipo di canzoni avete scritto?

Le canzoni rispecchiano il nostro modo di scrivere, che si ispira ai cantautori della tradizione italiana. Sono brani a volte ironici e a volte drammatici. Nei brani ironici c’è un tentativo di sdrammatizzare situazioni tragiche e di empatizzare e simpatizzare con i protagonisti dei disturbi.

Chi è oggi il malato psichiatrico? E quali sono le patologie più diffuse?

La malattia psichiatrica, o meglio le malattie psichiatriche, possono colpire chiunque e sono in aumento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari. Negli ultimi 30 anni si è assistito a un aumento dei casi di depressione, ansia (per esempio attacchi di panico) e di abuso di sostanze stupefacenti. La società di oggi, per via della precarietà e della scomparsa dei valori religiosi e politico-ideologici, rende l’individuo più vulnerabile. Ma c’è anche una maggiore attenzione ai problemi psichici, che oggi vengono per fortuna diagnosticati e curati più di un tempo. Chi si ammala oggi può chiedere e ricevere validi aiuti.

Chi tra uomini e donne, giovani e anziani, viene colpito di più?

Ogni fascia di età ha le sue problematiche psichiatriche. Ad esempio, tra gli adolescenti, il problema dell’abuso di alcol, sostanze stupefacenti e dei comportamenti a rischio (comportamenti antisociali, guida spericolata, sesso non protetto) sono degli indicatori di un forte disagio crescente in questo gruppo di persone. Gli anziani soffrono maggiormente il problema della solitudine e della perdita del proprio ruolo nella società, che possono sfociare in veri e propri quadri depressivi. I disturbi psichiatrici colpiscono ugualmente uomini e donne. Le donne, per indole, possono essere più propense a chiedere aiuto, mentre gli uomini fanno più fatica ad ammettere le proprie debolezze. Ma queste sono generalizzazioni, perché in realtà ogni caso è diverso dall’altro e ogni persona ha la propria storia.

La malattia psichiatrica è legata alla povertà?

Gli studi internazionali identificano come la povertà possa costituire un fattore di rischio per patologie gravi come la schizofrenia o l’alcolismo. Più che la povertà, in Italia, rappresenta un rischio l’effetto di alienazione delle periferie delle grandi metropoli. Ci sono zone povere, dove la famiglia è più forte e coesa che nei grandi centri urbani e si fa carico del disagio dei propri componenti. Questo può rappresentare un fattore protettivo.

Torniamo al vostro Cd. Cosa avrebbe detto Franco Basaglia della vostra iniziativa?

Non so se fosse appassionato di musica. Credo avrebbe apprezzato la rappresentazione della sofferenza psichica in forma artistica, attraverso la canzone. Tra l’altro fu lui a invitare tanti cantautori ad esibirsi al manicomio di San Giovanni di Trieste. Oggi il manicomio non c’è più, ma è stato trasformato in uno spazio terapeutico e sociale fruibile da tutti. L’anno scorso ci abbiamo anche suonato ed è stato molto emozionante.

Il giudizio dell’ispiratore della Legge 180 sulla musicoterapia?

Credo che Basaglia apprezzasse tutto ciò che fosse alternativo a una visione disumana della psichiatria. In questa ottica la musica ha effetti molto umanizzanti, soprattutto se suonata in un ambiente di sofferenza come un ospedale.

E Guccini, cosa c’entra?

Guccini ha apprezzato le canzoni sia nei testi che nelle musiche. Ci ha fatto piacere che abbia colto nel nostro progetto il fatto che non volessimo fare una carrellata di personaggi strani alla Circo Barnum, né una triste via crucis pietistica di poveri malati. Ha apprezzato la nostra delicatezza e la nostra fantasia nel raccontare le storie di questi personaggi, che alla fine risultano simpatici. Ha detto che alcuni sembrano usciti dai film di Tim Burton. Per noi un grandissimo complimento!

Quanti malati guariscono con la musica? E quali le patologie che possono essere curate con la musica?

Per la sola musica non parlerei di guarigione. La musica può essere uno degli strumenti che all’interno di un progetto di cura possono aiutare a stare meglio. La musica ha un forte potere rivitalizzante, aggregante, comunicativo, espressivo, narrativo, evocativo, che può trovare spazio nella cura di tanti disturbi psichiatrici: dall’Alzheimer, alla depressione, alla schizofrenia. In ognuno di questi disturbi la musica può svolgere un ruolo diverso. Ad esempio, nelle psicosi, come nell’autismo, dove le capacità comunicative verbali risultano più danneggiate, la musica può rappresentare un fantastico mezzo espressivo del mondo interno del paziente. L’ascolto di certe canzoni con pazienti depressi può avere delle straordinarie capacità evocative, che possono risultare preziose in un percorso psicoterapico. La musica può aprire scenari emotivi impensabili. L’importante è che venga utilizzata con obiettivi precisi e non come una panacea.

Come i pazienti  accolgono il vostro approccio terapeutico?

Mah, devo dire che molti pazienti vengono ai nostri concerti, anche perché spesso suoniamo in contesti particolari: feste di Associazioni di famigliari, ricorrenze legate alla Salute mentale, eccetera.  In genere, la risposta è buona e le persone riescono a coinvolgersi. Sicuramente ci sarà anche qualcuno che non gradisce, ma non si può piacere a tutti!

Agli inizi è stata dura? Qual era  la reazione dei medici?

All’inizio c’è stata qualche perplessità in certi colleghi un po’ rigidi e perbenisti, che storcevano il naso all’idea di vedere un medico o uno psicoterapeuta con la chitarra. Per fortuna lo “psicomondo” è abbastanza accogliente ed abituato ad accettare le diversità. Quindi prevalgono gli incoraggiamenti a continuare su questa strada.

Una storia, una frase, una persona che cantate nel vostro cd? Una che ricorderete sempre?

Non posso non ricordare Riccardo Manfredini, a cui è dedicato il nostro libro e la canzone “Mio fratello”. Riccardo era un amico di infanzia,  che si è ammalato a vent’anni di una grave forma di depressione e oggi non è più tra noi. Scriveva poesie e dipingeva. Lo ricordo tutte le volte che suono la canzone “Mio fratello” ,  pensando anche a tutti gli altri, che lottano ogni giorno la battagli durissima contro le forme più gravi di disagio psichico, quelli che di solito vengono chiamati ‘matti’.

Ci parlate del tour?

Abbiamo girato molto negli ultimi mesi. Oltre a Modena e a Bologna abbiamo suonato a Reggio Emilia, Brescia, Venezia, Firenze, Belluno, Cremona, Trieste, Capodistria e in altre città. Abbiamo suonato in Università, teatri, ristoranti, feste di associazioni del sociale, scuole superiori. Andiamo dove ci chiamano. Ma solo se la situazione ci sembra adatta al nostro progetto e dove ci sono persone che hanno voglia di ascoltarci. Stiamo organizzando alcune date per il 2012. Non siamo mai stati a suonare al Sud, ma ci piacerebbe tanto!

A chi è destinata la vostra iniziativa?

A tutti coloro che abbiano un interesse per i temi del disagio psichico e dello psicomondo. Ci siamo resi conto di una cosa: ci sono tantissime persone, che hanno avuto contatti più o meno diretti con questo mondo.

A cosa deve servire?

Credo serva soprattutto a informare le persone in modo diverso e meno pesante su temi importanti e delicati. A combattere lo stigma verso la malattia mentale, quell’atteggiamento negativo che ancora oggi è presente nei confronti dei disturbi psichici. So che ci sono colleghi, che stanno usando le nostre canzoni anche all’interno di gruppi terapeutici con i pazienti. Tra qualche mese conosceremo i risultati di questi esperimenti.

Meglio la musica dei testi di Freud  per capire e curare determinate malattie?

Credo che le due cose possano integrarsi assolutamente. Diciamo che le canzoni possono avere un aspetto più esperienziale e immediato, che le teorie, seppure validissime, dei grandi psicopatologi non hanno. Faccio un esempio, quando ascolto un live del compianto Kurt Cobain mi sembra di avvertire il suo disagio, la sua disperazione, nel modo di cantare, di suonare la chitarra. Non vogliamo sbilanciarci in una diagnosi, ma crediamo che uno si renda conto di cosa sia la rabbia e l’angoscia anche senza leggerne la definizione su un testo.

Quali sono i manuali da tenere sul comodino come guida allo piscomondo?

Mah, non vorrei entrare troppo nello specifico – tecnico, dove gli autori sarebbero troppi. Tre  sono i libri, che secondo noi raccontano in modo straordinario le dinamiche della psiche: “Un’esperienza divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, che è morto suicida e soffriva di disturbo bipolare , “Delitto e castigo” di Dostoevskij e “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth. Credo dovrebbero essere letti da tutti gli psicoterapeuti e da tutti coloro che svolgono professioni d’aiuto in ambito psicologico o psichiatrico.

Vi sentite tosti o pionieri?

Tosto è una bella parola, che però non usiamo molto, quindi non sapremmo. Pionieri, ci piace di più, ha a che fare con l’esplorazione, che è l’attività per noi più stimolante che ci sia.

                                                                                                                            Cinzia Ficco

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